venerdì 3 giugno 2011

La grotta Foggini - Gilf Kebir - Egitto

All’estremo sud del Gran Mare di Sabbia si erge il plateau del Gilf Kebir ed è lì che Massimo Foggini ha concentrato al massimo la sua attenzione. Il Gilf Kebir è un plateau assolutamente arido, estremamente remoto, non facile da raggiungere ed ancor meno da penetrare ed esplorare.
Nei suoi dintorni ed al suo interno racchiude paleosuoli di enorme interesse ed i luoghi da scoprire e classificare sono ancora molti. Il Gilf Kebir, oltre che un succedersi di meravigliosi paesaggi,è fonte di indescrivibili sensazioni che ne fanno uno dei luoghi più fascinosi del globo.




Nel corso di un’ennesima spedizione da lui stesso organizzata e guidata dal Colonnello Ahmed El Mistikawi, verso le 16,30 dell’11 maggio 2002, Massimo Foggini ( nelle foto) e il figlio Jacopo individuavano, alla sommità di una duna di evidente origine eolica appoggiata sul fianco di una corta diramazione di un canyon, un piccolo arco naturale che poteva, forse, nascondere qualcosa di interessante.
Jacopo Foggini, forte della sua giovane età e caricato dall’entusiasmo del padre, si arrampicava velocemente sulla salita sabbiosa e scompariva dietro la cresta di sabbia: riappariva, dopo alcuni istanti, gesticolando e urlando: ”Migliaia! Migliaia!”.
Immediatamente s’inerpicarono tutti sulla finissima sabbia di riporto che costituisce la duna e, giunti faticosamente alla sua sommità, si ritrovarono in una conca evidentemente mantenuta sgombra dal gioco creato dal vento nell’incavo della montagna; alle loro spalle apparvero, disseminati sulla parete della roccia, migliaia di piccole e grandi pitture ed alcuni bellissimi graffiti.
Avevano trovato il “Santuario”.
Avevano trovato il posto in cui gli antichi abitatori della zona forse si riunivano per celebrare i loro riti e dal quale potevano aver tratto ispirazione per riprodurre accanto alle loro abitazioni, giù nella pianura, le piccole pitture che nei giorni precedenti erano state già individuate e che avevano fatto presupporre l’esistenza del “Santuario”.